Qua, su quel territorio, spuntarono una costellazione di Stati Romano-Barbarici dove si riversavano una marea di popolazioni nomadi, arretrate e selvagge chiamate Barbaros. Ciò che sappiamo del mondo Barbarico ci è pervenuto in parte dagli scrittori latini: secondo loro infatti i barbari erano rozzi, primitivi, più simili ad animali che ad esseri umani (si diceva che si nutrissero di carni e si dissetassero con il sangue umano) che spesso puzzavano ed erano sporchi, portavano folte barbe e lunghi capelli incolti; erano privi di case e giravano nudi con al massimo brandelli di pelle.
I barbari erano anche coraggiosi, a differenza dei romani erano sempre fedeli alle spose, non avevano bisogno del circo del lusso dei gusti troppo raffinati dei romani (Tacito, La Germania).
Secondo gli storici, le prime società barbariche avevano due tipi di Re, uno era il Re “sacrale” cioè la massima figura politica e religiosa, l'altro era il Re militare. Sempre lo scrittore Tacito ci dice che i giovani guerrieri barbari sceglievano di persona il loro capo, il quale li proteggeva, dava loro i mezzi per vivere, le armi, parte del bottino di guerra e spesso assieme al sacrificio della propria via.
Una tradizione barbarica era la FAIDA, nel caso di crimini di sangue il regolamento di conti toccava la famiglia della vittima, chiunque ammazzava doveva pagare per l'intero prezzo dell'ucciso: se la famiglia offesa accettava la cifra si rinunciava alla faida; altrimenti il sangue sarebbe continuato a scorrere per anni. Tra il III e il IV secolo il mondo Romano Barbarico si vede suddiviso in una dozzina di popoli.
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